giovedì 16 febbraio 2012

Tra nocini e castelli

di Emanuela De Fazio (Blog Noceto. Racconti di Viaggio)

Scorcio di Castelguelfo
Scorcio di Castelguelfo
Dall’autostrada A1 abbiamo semplicemente seguito l’indicazione Parma Ovest e all’uscita di questa ci siamo trovati davanti ad un castello meraviglioso. Ci trovavamo in una frazione del comune di Noceto, chiamato così perché è il paese del nocino. L’insegna all’inizio della cittadina dava questa spiegazione e in più sull’insegna c’era una targa blu. Tale insegna indica il riconoscimento vinto nel 2008 dal comune per la sicurezza stradale.
Il sopra citato castello si chiama Castelguelfo ed è in un ottimo stato di conservazione. E’ magnifico e stra-curato in ogni minimo dettaglio, ci sono telecamere ovunque e le parti dei giardini che si possono intravedere dalle grosse mura e dai possenti cancelli denotano una considerevole cura nell’amministrare la fortezza.
Accostammo la macchina alla strada e potei dare solo una fugace occhiata alla bellezza del castello perché era impossibile accedervi, almeno in quel momento. Comunque notai che non solo la parte interna era conservata bene ma anche quella esterna. C’erano degli appezzamenti non molto grandi di terra abbelliti con alberi e fiori.
A mio avviso, la cosa più interessante è da attribuire alla storia della rocca. Una vicenda che risale al XII secolo, il castello passò di mano in mano a re nemici e amici del borgo fino a quando nel 1600 il castello e le sue giurisdizioni furono cedute al Comune di Parma da qui altre evoluzioni fino ad arrivare ad oggi dove il castello, pur avendo subito dei cambiamenti nel corso dei secoli, ha conservato intatti molti dei suoi aspetti originari, per esempio gran parte delle mura esterne, la torre circolare o il torrione a base quadrata. Ma assicuro che i giardini all’inglese sono una visione mozzafiato!
Monumento ai caduti
Monumento ai caduti
Ci trovavamo nella valle del Taro, esattamente nel parco fluviale regionale del Taro, e proprio per questa posizione il castello ha avuto sempre una grande importanza: era una dislocazione strategica in quanto in prossimità della via Emilia e dell’antica Pieve meridionale.
Insomma il castello, la sua posizione e la sua storia ci colpirono per il fascino e per l’importanza, ma riprendemmo la macchina e ci dirigemmo verso il centro di Noceto, nostra meta iniziale.
All’ingresso del comune, oltre all’insegna che enunciava il nome del comune, c’era uno stemma diviso in due parti: in alto a sinistra vi era la raffigurazione di un castello mentre a destra c’era un albero e un cespuglio.
Percorremmo dei viali alberati, andammo a visitare il Teatro comunale e poi parcheggiammo la macchina in Piazza Risorgimento. In questa piazza, a forma quadrata e abbellita dal verde degli alberi, vi era un monumento ai caduti di guerra, in particolare quelli del 1915-1918. C’erano dei ragazzini che chiacchieravano e ridevano, altri erano in bicicletta e fecero la nostra stessa strada, ossia, attraversarono le vie del centro. Si notava chiaramente che la pavimentazione a pavè era appena stata fatta o rifatta, questo non saprei dirlo, comunque era nuova e noi percorremmo quel tragitto sino ad ammirare le case antiche con mattoni rossi a quelle ristrutturate a nuovo.
Castello della musica
Castello della musica
C’era un incredibile silenzio e un senso di pace, probabilmente dettato dal calore delle prime ore del pomeriggio che costringevano le persone a rinchiudersi in casa. Ma noi non eravamo gli unici temerari. Infatti, proseguendo per il nostro cammino giungemmo in Piazza Garibaldi, dove potemmo ammirare il Castello della Musica, il quale al suo interno contiene il museo e la scuola di liuteria Renato Scrollavelli e il museo discografico; ma proprio sul muretto dell’ingresso c’erano gli altri ardimentosi, dei ragazzini che chiacchieravano e ridevano fra di loro.
La zona più carina fu via Vittorio Veneto, non tanto per qualche monumento o qualche statua famosa ma per la compagnia di signori di una certa età che si erano ritrovati sotto il gazebo di un bar, seduti su delle sedie di plastica a guardare i passanti e a parlare dei fatti loro.
Dopo un altro giretto per Noceto riprendemmo la macchina e nel tragitto verso la bella chiesa Divo Martino apprezzammo la statua di una colomba bianca che aveva in bocca un ramoscello di ulivo, posta sulla rotonda che precede la parrocchia. Fu suggestivo; e con queste ultime visioni lasciammo Noceto.

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